La Grecia ha deciso di annullare parte del processo a carico di Sarah Mardini, la migrante siriana sbarcata a Lesbo nel 2015 con lo status di rifugiata. La vicenda ha suscitato proteste delle principali organizzazioni per i diritti umani, come Amnesty International e Human Rights Watch. A seguito delle pressioni esercitate anche dall’Onu, la Grecia ha deciso di stralciare il processo per spionaggio, ma ha anche stabilito che proseguirà le indagini per traffico di esseri umani e associazione a delinquere.
Il viaggio rocambolesco della migrante siriana Sarah Mardini è una storia che ispira e fa riflettere. Nel 2015 assieme alla sorella Yusra, due grandi amanti del nuoto, riuscì a raggiungere Lesbo in barca grazie all’aiuto degli altri 18 migranti presenti a bordo, dopo il guasto al motore dell’imbarcazione. Successivamente si trasferì in Germania, dove tutt’ora vive e studia. Nel 2016 è poi tornata in Grecia per partecipare alle attività delle Ong in mare nella ricerca dei migranti e nel 2018 è stata arrestata al largo dell’isola di Lesbo assieme all’attivista tedesco Sean Binder.
Dopo un periodo trascorso in carcere, durante il quale hanno ricevuto numerose pressioni da parte delle istituzioni internazionali sulla Grecia, Sarah Mardini è stata finalmente rilasciata su cauzione. L’annullamento del processo per spionaggio ha rappresentato un segnale positivo per l’affermazione dei diritti umani, ma l’indagine sugli altri capi di imputazione prosegue. La portavoce della Commissione Onu per i diritti umani, Liz Throssell, si è detta molto preoccupata dai processi che considerano criminale salvare una vita e definiti “un precedente pericoloso”.