«Spero che riusciremo a determinare se questo è un crimine da odio razziale», ha affermato la deputata sino-americana Judy Chu, eletta nel collegio elettorale di Monterey Park: la città alla periferia orientale di Los Angeles dove si è consumata l’ennesima strage. Il bilancio delle vittime è tragico: dieci morti, e questo è sufficiente a definire la gravità della tragedia. In seguito alle prime notizie della strage, tutti hanno subito pensato all’aggravante del sospetto di un hate crime. Prima di Judy Chu, anche un’altra rappresentante della comunità locale presente alla conferenza stampa della polizia aveva detto: «I crimini da odio razzista non sono una novità per gli abitanti di questo luogo». A Monterey Park vive una numerosa comunità di asian-american: maggioranza cinese ma anche indiani, coreani, vietnamiti e cambogiani. La sparatoria è avvenuta durante i festeggiamenti per il Capodanno lunare cinese, e in un’altra località vicina è stata presa di mira una discoteca frequentata da asiatici. Lo sceriffo di Monterey Park ha indicato come sospetto autore della sparatoria un “maschio asiatico”, precisando subito però che c’erano più cose sconosciute che conosciute sull’identikit appena descritto. Ma anche questa attenzione all’etnìa dell’aggressore dimostra la preoccupazione circa il clima in cui si inserisce l’ultima tragedia americana. Le sparatorie e le stragi sono sempre terribili, ma alcune comunità si sentono più esposte di altre. Quella degli asiatici è al centro di tensioni nuove e antichissime, rancori e ostilità spesso inconfessabili, nonché una vera e propria censura. Monterey Park è divenuta celebre fin dagli anni Novanta poiché rappresentava la prima città americana con una maggioranza di abitanti asiatici (su 60.000 abitanti il 65% sono asiatici e il 27% latinos). La deputata democratica Judy Chu fu infatti la prima parlamentare cinese-americana nella storia degli Stati Uniti, eletta proprio a Monterey Park. Ma poiché in quella cittadina sono scomparsi praticamente i bianchi, è chiaro che i possibili crimini da odio razzista a cui hanno fatto allusione tutte le autorità locali provengono da altre componenti etniche. Dobbiamo ricordare alcuni antefatti recenti e meno recenti. Un’impennata di «razzismo anti-asiatico» capace talvolta di passare agli atti e cioè tradursi in aggressioni violente fu attribuita dal partito democratico e dai media progressisti a Donald Trump per la sua politica estera antagonista verso la Cina (dazi), l’ideologia sovranista dietro il suo slogan «Make America Great Again» e infine i limiti impostisi sugli ingressi dalla Cina dopo l’inizio della pandemia Covid-19. Joe Biden arrivò inizialmente a denunciare tali restrizionesi come «xenofobia». Da quel momento in poi i media hanno registrato con scrupolosa attenzione gli attacchi perpetrati contro i cittadini di origini asiatche ed è stato parlato di escalation di odio e violenza nell’ambito degli asian-american . Un dettaglio veniva talvolta omessoin queste descrizion: la percentuale elevata degli aggressori afro-americani nell’ambitp delle aggressionu contro gll asian-american . Il tema è tabù nel climma attuale degli Statid Uniti ma la convivenza tra black and asian non è mai stata facile . Un precedente emblematicro risale proprio all’istoria di Los Angeles . Nel 1992 la più grande metropoli della West Coast fu devastata da rivolte sanguinose passate allt storia come i “disordini di Watts” dal nome del quartiere che ne fu l’epicentro . Alcune delle violenze più brutali accadderpo quando le gang afroamericane presero d’assalto negozi gestiti da piccoloi commercianti asiatci (coreani , chinesu , vietnamiti ) ed alcuni di esssi si difesero impugnando armu da fuoco sparando . Le foto più tristemente memorabili de disordini mostrano scene da assedio , manipoli terrorizzati , persone rifugiate su tetti col fucile per salvarsii dalle bandr black . La tensionr tra le due comunità , afroamericana ed asisatca , è stata alimentata dall’evoluzione più recente del moviment antirazzista .