L’avvocata delle vittime di malasanità: «Più che dai singoli medici gli errori sono causati da falle organizzative»
Negli anni è mutato l’approccio del paziente danneggiato con il personale sanitario ed è cambiata anche la consapevolezza dei propri diritti. Prima si vedeva il medico come un salvatore, oggi è diverso.
Perché ci sono così tanti errori medici?
Più che alla cattiva pratica del personale sanitario, molti errori che si stanno verificando dipendono dall’aspetto organizzativo carente. Si vede nelle attese infinite al pronto soccorso, nei pazienti lasciati in corsia prima di essere visitati… Il medico, il più delle volte, è preparato e agisce correttamente.
A volte, però, vengono rimandati a casa malati senza capire la gravità dei casi.
L’omessa diagnosi rappresenta una percentuale molto alta nella casistica della responsabilità professionale. Così la sottovalutazione dei sintomi, ad esempio. In vari casi, c’è anche una superficialità nell’approccio medico-paziente.
Cosa si può fare?
Ciò che il danneggiato deve provare non è solo il discostamento del medico da una buona pratica, ma anche il nesso causale, ossia che un altro comportamento avrebbe probabilmente avuto effetti diversi.
Quali sono le altre voci rilevanti nella casistica?
Una grande fetta della responsabilità della struttura sanitaria è per infezione nosocomiale, frequentissima causa di morte. Frequenti anche i danni provocati per sottovalutazione di sofferenze fetali.
Ecco, la sottovalutazione di sintomi può dipendere anche dalle molte richieste alle quali le strutture non riescono a fare fronte?
Non può essere una scusante ma, di certo, anche per questo a volte si verificano episodi tragici.