Le dimissioni di Jacinda Ardern e l'ostilità in linea: hanno giocato un ruolo?

Fiumi d’inchiostro reale e virtuale sono stati versati nel mondo sulle dimissioni della premier neozelandese Jacinda Ardern che il prossimo mese lascerà la guida del partito laburista e del governo. La giovane politica ha dichiarato di non avere più le energie necessarie per il ruolo e in molti hanno tradotto come “voglio stare a casa e fare la mamma”. Molti però nel mondo anglosassone hanno parlato della campagna d’odio che negli ultimi tre anni l’ha presa a bersaglio, in parte per i drastici lock down che ha ordinato durante la pandemia, e per la legge contro le armi da fuoco varata dopo gli attentati del 2019 a Christchurch che uccisero 50 persone. Anna dalla capitale Wellington ha detto: “Non me l’aspettavo… a me piace Jacinda ma per lei è stata dura”, mentre John rincara: “Molto dura, con il Covid all’improvviso e gli attentati di Christchurch”.

Un imprenditore ha poi affermato: “Come imprenditore devo dire che è una giornata meravigliosa. Tutte quelle restrizioni, i vincoli burocratici e le imposte in più per le imprese, i livelli del personale senza avere immigrati, siamo tutti sfiancati e stressati”. Helen Clark, ex premier e mentore di Ardern, parla di una campagna di odio “senza precedenti nel nostro paese secondo la mia esperienza”. In effetti nel 2022 secondo la polizia neozelandese le minacce di morte contro la premier sono triplicate. Ardern, al governo dal 2017 e rieletta nel 2020, ha fatto la storia come la prima premier al mondo a mescolare pubblicamente il ruolo di madre e gli impegni di governo. Adesso il partito laburista cerca il suo successore.

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